Nell’ultimo articolo pubblicato su questo sito abbiamo voluto parlare della nobile figura di Don Antonio Spalatro, che era devotissimo di Santa Maria di Merino,nato alla vita terrena il 2 febbraio a mezzogiorno .Ma vogliamo oggi parlare anche di un’altra figura di sacerdote viestano, il compianto Don Matteo Mangini,anche lui devotro di santa Maria di Merino, e che con Don Antonio va molto a compendiarsi per essere stato l’immediato successore e per essere nato alla vita celeste lo stesso giorno: il 2 febbraio a mezzogiorno.
Lo facciamo con questo articolo di qualche anno fa, pubblicato su altri media della nostra città. Buona lettura.
Don Antonio Spalatro e Don Matteo Mancini: due timonieri di una stessa barca
Quando Don Antonio Spalatro mori’, non passò molto tempo perché la parrocchia del SS. Sacramento venisse affidata a Don Matteo Mangini. Egli divenne parroco di questa Chiesa dopo aver retto per un anno la chiesa parrocchiale di Carpino e poi a Rodi Garganico. Don Matteo, con il suo amore verso la campagna e verso la natura, aveva fatto in modo che la propria spiritualità fosse sempre diretta al rispetto verso il Creato che riteneva fosse il Vangelo vivo per ogni cristiano. Infatti don Matteo sapeva trarre spunto anche da una piccola pratolina per proporre, oltre ad un trattato di scienze su come si moltiplicano i fiori e possano germinare i semi,anche una lunga omelia sull’amore di Dio verso di noi. Infatti – ci diceva – Dio non ci fa mancare mai niente cosi come accade per i fiori. Don Matteo era un’asceta che a volte non capivamo, per questo le sue frequenti “omelie” forse un po’ ci annoiavano. Raccolto nel suo ufficio che aveva ricavato da una scarna mansarda posta sul terrazzo della scuola materna, che lui aveva costruito, (oggi sala teatro Don Antonio Spalatro” )e illuminata appena da un vecchio abat-jour però gli piaceva anche parlarci di Don Antonio Spalatro, riuscendo a farcelo gustare, tanto che nella nostra fantasia di bambini, riuscivamo addirittura a percepire la sua presenza fisica in ogni angolo della chiesa parrocchiale del SS. Sacramento.
Noi non abbiamo avuto la gioia di conoscere direttamente la nobile figura di Don Antonio. Tuttavia la maggior parte di quelli della mia età, cresciuti come me sul rione di “sopra la Torre” a Vieste, hanno avuto la gioia di essere battezzati da lui. Ma Don Antonio lo abbiamo conosciuto e riconosciuto nei momenti di spiritualità tramandata dagli anziani , nei suoi esempi e nella sua vita spesa a favore dei poveri. Abbiamo calcato le sue orme già dal giorno dopo la sua morte e siamo vissuti negli stessi luoghi dove egli ha operato. Abbiamo anche noi indossato più volte gli abiti da chierichetto o da cantori che lui stesso aveva fatto cucire, come pure abbiamo strimpellato spesso, fino a perfezionarci, sull’armonium a pedale che lui aveva acquistato per la parrocchia del SS. Sacramento.
Nessuno in quegli anni sapeva o avrebbe potuto immaginare che di Don Antonio dopo oltre 50 anni se ne sarebbe parlato ancora di più e che sarebbe stato aperto un processo per riconoscere le sue virtù. Inconsapevolmente don Matteo, che Dio ha posto come suo immediato successore , era il prete che doveva predicarci “la santità del prete “ nella quotidianità. Forse lui stesso evidenziava la difficoltà ad essere santi ma aveva l’umilltà di ammettere i limiti di tutti ma ancor di quei preti che si sforzano senza riuscirci e di chiedere anche a noi ragazzi l’aiuto per farli diventare santi. .Per questo ci raccomandava, come lo fece anche dal suo letto di morte, di essere sempre i “ beniamini di Dio”.
Don Matteo ha retto la Parrocchia del SS. Sacramento ininterrottamente fino al giorno della sua morte(il due febbraio 1993) inculcando in noi ragazzi il bisogno e la necessità di rispettare le tradizioni che gli altri avevano lasciato nel rispetto di chi aveva creato, lavorato e dissodato “la vigna”. Per noi era dunque una festa poter organizzare la veglia del Natale con la processione del Bimbo Gesu’ dai locali dell’Oratorio Parrocchiale, oppure la processione dall’Ospedale mendicicomio ( ora ricovero per anziani) in occasione della prima Comunione dei ragazzi. O altre tante iniziative che con il tempo abbiamo curato e migliorato.
Nel 1959 fu aperto il cantiere per la costruzione del secondo piano dell’oratorio,che noi contribuivamo a costruire portando i nostri piccoli risparmi, fino a comprare a nostre spese parte dei filmini a diapositive “Don Bosco”, che poi lui ci proiettava la domenica commentando – e in parte inventando – il racconto che noi ascoltavamo con entusiamo ed interesse, come se fosse la prima volta. “Se la natura che è solo una creatura di Dio è così bella, come sarà più bello il Paradiso dove c’è Dio che l’ha creata!”. Questa era la frase che sentivamo spesso uscire valla sua bocca. Anche dall’incendio di stoppie riusciva a farci una catechesi di come dovevano essere ben più dolorose e violente le fiamme dell’inferno.
Una terribile malattia ha interrotto il suo amore verso la natura che ha sempre amato e rispettato. Nel suo letto di morte, pochi giorni prima di addormentarsi per sempre, come San Paolo mi disse di non aver nulla da rimproverarsi perché aveva “ combattuto la sua buona battaglia” facendo sempre il proprio dovere di prete e di parroco.
Era il 2 febbraio quando Don Antonio Spalatro schiudeva gli occhi a questa vita. Era il 2 febbraio quando Don Matteo Mangini li schiudeva per l’eterna vita. Grazie cari Maestri della nostra età adolescenziale per averci inculcato l’amore verso la nostra storia e le nostre radici, che ognuno dovrebbe rispettare, amare e difendere sempre .
Bartolo Baldi