Seguendo l’esempio della madre Lucrezia, e di tante donne di stabile e saggio stampo, Maria Mancini ha intonato i canti in onore di Santa Maria per tanti anni. Ora sicuramente continua a farlo nel cielo, dove la Madonna non la vede solo nel suo simulacro, ma la contempla direttamente nella bellezza e nella luminosità.
In occasione dell’anniversario della sua chiamata al cielo, noi la vogliamo ricordare così.
A Vieste era conosciuta col nome di Maria “Ze gatt”, e la vedevamo tutte le sere ( sia durante la novena importante del mese di maggio che durante quella del ferragosto) in piedi e appoggiata alla prima colonna a sinistra della navata, sotto al presbiterio, attenta a non perdere nessuna nota del canto che faceva vibrare nel cuore e negli animi dei presenti. Un compito che aveva direttamente ereditato dalla madre e che la portava con solennità nei lunghi pellegrinaggi a piedi verso il santuario di Merino. Per lunghi anni Maria Mancini è stata la figura simbolo della tradizionale processione del 9 maggio ( con la presenza di migliaia di cittadini viestani, tra cui tanti emigranti rientrati in paese per l’occasione) e che l’hanno vista incamminarsi in processione da Vieste fino alla chiesa di S. Maria di Merino. Ma a Maria ze gatt è legata anche la figura di San Michele. Ogni anno, in occasione del novenario in onore dell’Arcangelo, riuniva il vicinato nei pressi della piccola dimora posta in via dei De Vita, adiacente il Corso Tripoli, per recitare il rosario dedicato a San Michele e per cantare inni con le stesse note musicali dei canti dedicati a Santa Maria di Merino. La sua voce roboante era facile ascoltarla addirittura dal “largo di Santa Filomena” o in fondo al Corso Tripoli. “Quella di mia madre e di mia nonna Lucrezia, era vera devozione. Perché avevano una fede profonda”, ci dice la figlia Margherita. Ora è lei che, insieme alla sorella Francesca, ha preso una parte delle redini nell’intonare i canti. “Per 27 anni mia madre ha cantato per Santa Maria di Merino, ma già era l’aiutante della nonna,continua a dire Margherita. Ricordo che ogni anno, la sera dell’8 maggio – dopo la novena – preparavano il cibo e l’occorrente per il pellegrinaggio verso Merino. Allora la maggior parte del percorso, non essendoci strade asfaltate, veniva effettuato sulla spiaggia. Tanta gente percorreva il tragitto a piedi nudi sia per motivi devozionali che per non rovinare le scarpe.
Maria ze gatt era “innamorata” della Madonna ma aveva a cuore tutti i giovani di Vieste per i quali Maria pregava spesso e dava loro preziosi consigli . Maria, è morta il giorno prima dell’inizio della novena del Natale, dopo un ictus che l’ha tenuta immobile nel letto per alcuni giorni.
Il corteo funebre tenutosi per il trasporto del feretro nella cattedrale di Vieste fu piuttosto una processione mariana, per i canti elevati alla Madonna di Merino dalla gente comune che ha voluto dire grazie a Dio per aver donato questa donna, Maria ze gatt, come guida di un sentimento profondo che accomuna tutti e che si perde nella notte dei tempi.