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UN CORO DI CICALE PER L’ULTIMO SALUTO A DON GIORGIO

LA NATURA E LE TUE OPERE TI SORRIDONO, GRAZIE DON GIORGIO

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Il canto delle cicale, a tratti piu’ forte del canto dello stesso coro del Santuario, ha accompagnato per tutta la cerimonia religiosa il mesto addio ad un prete che, per la sua tenacia, ha realizzato tante opere nel “suo” santuario di Merino.

Una giornata pienamente assolata che ha costretto i presenti ad abbandonare le tante panchine per rifugiarsi all’ombra degli alberi, ma il cuore dei viestani era li’, attorno ad una bara nella quale Don Giorgio, con un viso sereno e quasi sorridente ora riposa per sempre.

Era poco piu’ di un mese fa quando. nell’inaugurare la nuova oasi mariana della palude mezzane, lui ringraziava tutti coloro che si erano adoperati nella sua realizzazione, certo che non avrebbe potuto fare nulla se non avesse avuto aiuto da chiunque. E questo spirito umile, quasi francescano come sottolineato dal Vescovo Padre Franco, è stato messo in particolare rilievo durante l’omelia che commentava il suo testamento spirituale scritto il giorno dell’Assunta dello scorso anno.

Vieni sorella morte, non ho paura! E chi non avrebbe paura della morte? Ha detto Padre Franco. E’ troppo forte il mio desiderio di incontrare Gesu’. Ed è troppo forte il desiderio di vedere la Madonna che ho cercato di servire sempre. Cosa avrei potuto fare se non avessi avuto l’aiuto e la presenza di Maria durante la mia vita sacerdotale?, dice don Giorgio nel suo testamento. Un riferimento esplicito al suo percorso sacerdotale da parroco iniziato nel santuario della Madonna della LIbera a Rodi e conclusosi nel santuario di Merino . Tappe intrise dagli esempi di Don Antonio Spalatro, dal quale don Giorgio ha sempre cercato di imitarne le virtu’ e diffondere il suo aspetto e le virtu eroiche. Dobbiamo molto a Don Giorgio se la nostra città puo’ vantare la possibilità di avere un figlio di Vieste riconosciuto ufficialmente santo.

Prima di dare l’estremo saluto a Don Giorgio, l’Arcivescovo ha annunciato il desiderio e il sluto del Vescovo Domenico D’Ambrosio e di Don Francesco Armenti, postulatore della causa di beatificazione di Don Antonio, a voler celebrare una messa a Vieste, e forse nella chiesa di Merino, in occasione del trigesimo. Alla fine un particolare e commosso ricordo di Carlo Sollitto a don Giorgio “ amico della prima ora”di tanti ragazzi, ora uomini, che hanno visto in don Giorgio un grande maestro, attento verso tutti. La natura e le tue opere qui a Merino ti sorridono per tutto quello che hai fatto. Grazie don Giorgio e buon viaggio.