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SANT’ANTONIO. IL SIMULACRO VENUTO DALLE ALTRE SPONDE DELL’ADRIATICO

Eunnamed.jpgra il lontano 1498, quando  tale Cola Paolo da Vieste, volle commissionare per la sua città di origine una statua lignea, di grande pregio artistico, perché con piu’ enfasi si venerasse anche in Vieste il Santo taumaturgo di Padova.

Un artista di grande fama doveva essere tale Marino di Lorenzo di Dubrovnik in Croazia che, stante a quanto descritto sulla lapide posta nella cappella del Santo a Vieste, realizzo’ l’opera intagliata sul legno. In effetti è molto difficile ritrovare una statua che per bellezza possa essere paragonata a quella venerata in Vieste nell’antica e artistica chiesa di San Francesco.La chiesa, con l’annesso convento, probabilmente fra tutte le chiese d’Italia, è quella che si estende nel punto più ad est. Un punto che affascina ed ammalia l’accanito ricercatore delle bellezze naturali ed è qui che, assaporando le infinite e minuscole goccioline del mare trasportate da qualsiasi vento, è facile socchiudere gli occhi e rivedere l’opera instancabile dei frati conventuali che per secoli hanno abitato questo mausoleo, che si erge dal mare, e da cento anni abitato dalle suore del Sacratissimo Cuore di Gesu’.

E’ dunque arrivata anche la festa di Sant’Antonio da Padova. 

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Una festa intensa di momenti liturgici per i tredici giorni che la preparano. Un Santo verso il quale il viestano si sente particolarmente legato sarà per le sue famose “tredici grazie” che il Santo sembra dispensare facilmente. Ma a noi piace pensare che quella di Sant’Antonio sia la festa che ufficialmente spalanca le porte all’estate, particolarmente vocata in questo anno in cui la pandemia ci ha privato di tante cose e ci ha privato, dopo le feste di San Giorgio e di Santa Maria di Merino, anche di quella di cui stiamo parlando che vedrà solamente la festa liturgica ma piu’ consona a quella spiritualità che ci farà capire la grandezza delle cose del quotidiano.