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DON MARIO DELL’ERBA A 24 ANNI DALLA MORTE

Era il 1 Maggio 1997 e mentre Vieste si preparava alla grande festa, giungeva la notizia della morte improvvisa di Don Mario dell’Erba.

Don Mario, dal carattere contemporaneamente burbero e paterno,vicario episcopale della nostra Diocesi Sipontina e Viestana, è stato un sacerdote che ha veramente meritato di essere amato e rispettato,come ebbe a dire Don Francesco Jannoli nel suo  indirizzo di saluto.

Don Mario e Giulio

La testimonianza da lui data,dice infatti Don Francesco, ha caratterizzato il suo ministero sempre inteso come servizio totale e disinteressato al bene delle anime. Da viestano autentico, nutriva una profonda devozione alla Vergine Santissima di Merino, protettrice della città: non è solamente un caso – dice ancora don Francesco – che il suo pio transito sia coinciso con l’inizio del novenario della Madonna, proprio la notte che seguiva la collocazione della Madonna al trono di cui lui era stato, come di consueto, il principale attore.

Ci rimane impressa l’immagine di Don Mario in un pianto dirompente al momento della chiusura della Madonna nella sua nicchia il giorno 10 maggio dell’anno precedente. Un pianto e lo stampo delle sue labbra sul vetro della stessa nicchia. Forse l’ultimo.

Ma Don Mario è stato anche uno studioso attento alla storia locale, soprattutto dell’aspetto religioso. Era felice e meravigliato quando durante i primi e radicali lavori di restauro della cattedrale, avvenuti verso la fine degli anni 70, vennero alla luce numerosi reperti, ammirabili tutt’oggi nelle cappelle di Sant’Anna e di San Michele. Soprattutto il coperchio del sarcofago rinvenuto sepolto sotto il pavimento della navata centrale, o della monofora a lato della cappella di San Giorgio. Era felice ed orgoglioso di fare da guida durante qualsiasi visita alla basilica, tanto da divenire quasi geloso di questo bene che Vieste aveva ottenuto dopo i restauri. I suoi occhi sembravano minacciosi per chiunque non rispettasse il decoro personale in chiesa e di rispetto verso il sacro tempio, o verso il simulacro della Madonna di Merino. Soprattutto nella calca prevedibile che si formava al momento della traslazione della Madonna nella sua Cassa di Città per l’inizio della festa solenne diventava scontroso, ma forse non aveva tutti i torti.

Il tempo cancella dalla memoria gli avvenimenti umani, ma è per questo che noi vogliamo dedicargli oggi questo piccolo spazio, ricordando la sua figura. Don Mario aveva un grande rispetto ed una grande stima per chiunque fosse componente del Comitato festività di Santa Maria di Merino, di cui oggi la stragrande maggioranze ha già concluso il cammino terreno.