Un prete umile, semplice, schivo ma convinto pienamente della sua missione. I nostri occhi lo hanno sempre visto cosi’ e i rapporti che lui ha tenuto con noi fino ai suoi ultimi giorni, ci hanno confermato che Don Francesco era il sacerdote dal quale tanti altri sacerdoti dovrebbero prendere esempio. Don Francesco Jannoli, alla veneranda età di 95 anni, ha lasciato questa vita terrena nel primo pomeriggio del 12 marzo, esaudendo finalmente il desiderio nascosto che aveva nel suo animo, ma che ci confidava ogni volta che lo andavamo a trovare nell’intimità della sua casa di Via Madonna della Libera, dove viveva la sua infermità secondo il volere di Dio.
“ Cosa sto a fare qua? Perché Dio non mi chiama?” E noi tutte le volte a ripetergli che lui era necessario per noi e che le sue sofferenze erano sicuramente richieste per il bene delle anime.
Don Francesco amava la poesia e da giovane compose un inno a San Giorgio, musicato dal maestro G.Lopalco, suo amico di seminario. Un inno eseguito durante tutte le novene dedicate a San Giorgio fino agli albori degli anni ‘70, caduto poi nell’oblio ma fortunatamente ripreso qualche anno fa.Don Francesco nella chiesa viestana non ha mai avuto una parrocchia, ma è stato Vicario Episcopale per alcuni anni, soprattutto quando era nostro Arcivescovo Monsignor Vincenzo D’Addario. Aveva allora la responsabilità dell’archivio della curia vescovile viestana, di cui conosceva ogni angolo e di cui ben volentieri, quando glie lo chiedevi, diventava un’ottima guida per far conoscere la storia del manufatto e le testimonianze antiche ed artistiche ivi presenti.
Da giovane prete è stato assistente della gioventù di azione cattolica ( allora conosciuta come Giac) e gli piaceva passeggiare lungo le strade di Vieste con una folta schiera di giovani di allora, con al seguito un cagnolino al quale, guarda caso, aveva imposto proprio il nome di Giac.
Già vice preside della scuola Lorenzo Fazzini di Vieste, per lungo tempo è stato padre spirituale dell’ospedale mendicicomio e cappellano della chiesa matrice del cimitero di Vieste. Ma ebbe anche la responsabilità come cerimoniere dei vari Vescovi succedutisi e durante le processioni principali di Vieste.
I malanni lo hanno successivamente consumato. Cadute, con relative fratture ossee, e la sua veneranda età lo hanno successivamente incurvato tanto da avere molte difficoltà nella deambulazione. Tuttavia conservava uno spirito vigile e a tratti ironico e spesso non disdegnava accoglierti con una battuta spiritosa.
Ora Don Francesco ha raggiunto la sorella e la nipote, scomparse non molto tempo fa, di cui sentiva tanto la mancanza. Ma siamo certi che le porte del Paradiso non sono state solo aperte, bensi spalancate, perché su questa terra egli ha combattuto e vinto la sua buona battaglia.