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LE “PIETRE”DELLA MADONNA

Immagine correlataLa pietra è un materiale ottenuto da una roccia solida o da un blocco di roccia, ma se a questa si aggiunge il complemento  “della Madonna”, allora il viestano sa che si tratta di piccoli manufatti (costruiti generalmente in tufo o in pietra viva) vagamente simili ad are sacrificali della mitologia, che è facile incontrare lungo il tragitto che da Vieste porta al Santuario di Merino. In totale se ne contano otto, compresa quella più importante che è situata nei giardini comunali di Corso Lorenzo Fazzini, a ridosso di Via Vittorio Veneto. Nel tragitto che da Vieste porta a Merino si incontrano quelle di “palude mezzane”, dalla particolare forma di cappella a quattro archi il cui appoggio rasenta il terreno, mentre le restanti sono molto simili tra di loro. Queste “pietre” sono state pensate e sistemate anticamente per permettere un po’ di riposo ai pellegrini, ma soprattutto per recitare in un raccoglimento più devoto alcune particolari preghiere. Lungo il tragitto dei 7 chilometri circa, la prima e’ sistemata dopo il curvone di san Lorenzo, in contrada Defensola. In origine non era posta dove è attualmente, ma in alto sulla sinistra della strada. La rimozione e la successiva costruzione a pochi metri di distanza fu una scelta obbligata dopo che venne costruita la attuale strada provinciale . Non appena si lascia il Scialmarino si incontra una nuova pietra. Da questo luogo parte la processione di campagna, con il concorso delle statue di San Marino, di San Celestino V e di San Michele. Da questo luogo il pellegrinaggio si fa più solenne e si avvia con passo cadenzato verso l’ultima pietra, quella del Montincello, dove il sacerdote benedice i campi in nome di Maria Santissima. Successivamente la processione si avvia verso il santuario, tappa finale del lungo pellegrinaggio a piedi. Fino agli inizi degli anni ‘90 la messa veniva celebrata davanti all’ultima pietra, nelle immediate vicinanze dell’ingresso del santuario. Con la costruzione della chiesa all’aperto, tale sosta è caduta in disuso. Particolare menzione merita infine la pietra di san Lorenzo sull’ultimo tratto della via del ritorno. Un tempo, quando la chiesa di san Lorenzo era diroccata, la portantina con la statua di Santa Maria veniva appoggiata qui per tutto il tempo della sosta che durava circa un’ora. Ora si preferisce trasportare la statua all’interno della omonima chiesa rupestre per permettere di recitare preghiere e canti in modo più riverente.

400px-Vieste_-_Lapide_a_Ignazio_Casiero_-_nella_Villa_Comunale.jpgLa processione riparte dopo il calar del sole ornata dalle luci delle migliaia di candeline, con canti festosi alla Madonna di Merino, mentre sullo sfondo della città di Vieste le luci delle luminarie sono già accese e tutto è pronto per accogliere trionfalmente la Celeste Patrona. Vieste non conosce un’ora più grande, come scrisse il compianto Don Marco della Malva. La pietra di via Vittorio Veneto, quella più solenne e più bella, fatta costruire nel 1896    dall’allora presidente della “Commissione” di Santa Maria Ignazio Casiero,   aspetta l’ultimo incontro con Maria. Questa pietra, per la sua storia e importanza,meriterebbe più rispetto e devozione,sia con una particolare illuminazione che per decoro. Invece qualcuno la tratta come se fosse un luogo  da apprezzare una sola volta all’anno.