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QUANDO LE GEMME RISCHIANO DI PERDERSI NEL VUOTO DEL DISINTERESSE

th_merino.jpgCi siamo appena occupati della zona archeologica  di Merinum. La nostra devozione mariana lega il  cittadino viestano a questa zona, nonchè al santuario, che ogni anno vede fiumane di gente accorrere per tributare lodi ed onori alla Vergine Maria. Ma siamo dell’opinione che la fede non è qualcosa che deve viaggiare per conto proprio perché  lega l’uomo alla propria storia . Gli occhi si aprono al mattino invocando il nome di Santa Maria. Ci si allontana per tanti motivi da Vieste ma il pensiero è fisso sulla immagine di Santa Maria. Forse anche nel momento della morte il passaggio definitivo è legato al nome di Santa Maria .

Ci piace riportare un pensiero di Ludovico Ragno scritto tanti anni fa nel libro “Vieste gemma del Gargano”. Anche se sono passati tanti anni, la musica non è purtroppo cambiata e le ombre si stendono ogni giorno su queste pietre che aspettano pazienti che si dia per esse la tanto attesa l’importanza.

 

Nel 1954 venne fatto un primo – per ora rimasto unico – tentativo di indagine seria mediante un cantiere di lavoro diretto dall’ingegnere Lorenzo Diana. Gli scavi, effettuati nei pressi della chiesa, evidenziarono uno spesso strato alluvionale che ricopriva ruderi dell’età romana. In particolare misero in luce i resti di una villa e quelli di una vicina grossa fattoria agricola. Furono dissepolte olle e vasi capientissimi, segni di una rilevante produzione di olio, e cunicoli, vasche, lunette, canali di deflusso e pozzi, rivelatori di un ben congegnato sistema idraulico. primiscavi1-150x150.jpgNell’interno della villa fu scoperto, in ottime condizioni di conservazione, un magnifico mosaico raffigurante nella parte centrale una tipica scena rurale: la nascita di un cavallino, ed agli angoli figure di donna, una delle quali col cigno. Ormai quel mosaico quasi non esiste più, divelto subito dopo la scoperta dalla scempiaggine vandalica di chi volle portarsi a casa il ricordino di qualche pietruzza colorata trovata a S. Maria di Merino, poi, magari, buttata via.

Intorno ai ruderi sono ricresciuti gli sterpi e i rovi. I vicoli e le strade, che forse intravide appena l’arciprete Masanotti, sono di nuovo interrati. Attualmente è visibile solo un piccolo tratto di acciottolato vicino la chiesa. Difficile datarlo. Sino a una ventina di anni fa, era scoperto un tratto di strada più esteso, di acciottolato, un chilometro distante dalla chiesa, in località “Salata”, dove adesso c’è l’albergo Gabbiano”.